Legal Tech Forum 2020 – Trasformazione tecnologica nell’ambito legale e prospettive future.

Il 2020 è stato al contempo il banco di prova e lo slancio per una sempre maggiore implementazione tecnologica nello svolgimento della professione forense.

Se da qualche tempo si assiste, infatti, all’uso di software gestionali e algoritmi, che intervengono in una migliore gestione dei flussi di lavoro, ora più che mai è sentito come possano diventare grandi alleati per ripensare la struttura e il funzionamento del settore legal e delle sue componenti.

La quantità di file, documenti, mail che ogni giorno il professionista legale si trova a dover gestire e processare, unitamente alla finalizzazione di prodotti e servizi per i clienti e allo svolgimento della tradizionale attività nelle aule di giustizia richiedono con forza un nuovo tipo di approccio.

Grazie all’opportunità di confronto offerta da questa edizione 2020 del Legal Tech Forum, sono tanti gli stimoli e gli spunti in chiave tecnologica che possono, da un lato, divenire strumenti per abbattere i costi legati al tradizionale schema di lavoro tipico di uno studio legale e, dall’altro, rendere maggiormente efficace la propria attività lavorativa e rendersi più competitivi in un mercato che si muove in fretta.

Per vincere le resistenze di un ambito conservatore, qual è quello legale, è allora indispensabile (come suggeriscono tra gli altri Claudia Sandei e Maziar Jamnejad) aprirsi a nuovi ambiti, diversificando non solo il proprio bagaglio di conoscenza, ma recependo all’interno degli studi legali nuove figure e nuove persone (valorizzando la diversità di genere, etnia, abilità, orientamento sessuale, esperienza formativa) che, grazie alla loro esperienza, possano offrire una nuova visione.

Il giurista di domani, ma già quello di oggi, deve allora puntare a riempire il suo bagaglio di diverse competenze: accanto alle fondamentali e solide basi giuridiche, non potranno mancare skills di marketing, project e timing management, ma soprattutto di tecnologia, intesa come conoscenza e curiosità per gli strumenti che sempre più contaminano anche il mercato dei servizi legali.

Gli stessi studi legali, poi, non potranno limitarsi a selezionare i professionisti direzionando le loro scelte su alter ego di sé stessi, su candidati che di fronte a un problema avrebbero la medesima risposta del reclutatore, altrimenti “abilities are replaced with similarities” senza che a nuovi collaboratori corrisponda un vero progresso per lo studio.

Accanto al cambiamento personale e della propria struttura lavorativa, lo sforzo ulteriore è proprio quello di utilizzare la tecnologia (come l’intelligenza artificiale, i sistemi di legal automation, cloud computing, business intelligence e visual analytics) e implementarla nei processi di lavoro, piuttosto che farsi usare da questa, abdicando al proprio ruolo di professionisti intellettuali.

Per perseguire questo scopo di efficienza e progresso sarà infine necessario non tralasciare le proprie mission e value proposition (come ha ricordato Claudia Morelli). Occorre sviluppare una forte identità di brand e alimentarne, con la comunicazione al mercato e la cooperazione con altre figure del mondo legal e informatico, la reputazione positiva. Conservando e rafforzando una propria identità valoriale è possibile effettivamente dare un valore aggiunto al proprio servizio legale (sempre più efficiente grazie alla tecnologia), senza diventare semplice commodity sostituibile e senza perdere di vista l’essere umano.

Da un ripensamento interno si arriverà poi ad un aggiornamento esterno della professione legale, che dovrà partire (come individuato da Giuseppe Vaciago) da una riforma del codice deontologico forense, affinché non solo trovi spazio il rapporto con la tecnologia – che ad oggi non è adeguatamente preso in considerazione – ma soprattutto si sposi un approccio etico allo sviluppo e al miglioramento qualitativo dell’attività legale. Ciò secondo 3 principi: competenza digitale (nell’uso proficuo e adeguato della tecnologia – l’app di instant messaging non è adatta allo scambio di documenti e informazioni riservate), protezione e sicurezza dati, e-discovery e prova digitale (per garantire la non alterabilità e la conservazione di prove digitali, documenti, anche sfruttando i metadati).

In conclusione, gli spunti che via via sta fornendo l’edizione 2020 del Legal Tech Forum sono innumerevoli e riuscire a farne propri anche solo alcuni potrà essere già un considerevole risultato nell’ottica di un cambiamento che pur per certi versi è unattractive, è evoluzione.